Visibile o invisibile? Prima puntata

Rispondono a questa piccola inchiesta sul bisogno di essere riconosciuti, ma nello stesso tempo di proteggersi dai giudizi superficiali, i ragazzi di 2D e 3B: hanno scelto di condividere le loro emozioni, perché, a ben vedere, sono quelle di tutti gli adolescenti e forse di tutti noi; però hanno anche voluto un po’ nasconderle, velarle,custodirle, con degli pseudonimi che si sono liberamente scelti.

Le persone mi fanno sentire visibile solo sui social, quando rispondono ad una storia o mettono like a
qualche foto, ma questo è un tipo di felicità che dura soltanto pochi istanti, dopodiché ritorni ad essere
emotivamente quella di prima. E’ un qualcosa che vorrei succedesse anche nella vita reale il sentirmi bene
per queste minime cose, ma lì è diverso: è veramente brutto pensare di sentirsi visibili in un mondo finto e
invisibili in quello concreto. Azzurra
ph: Marco Verch Professional Photographer

“Mi sono sentito visibile quando mi sono tagliato i capelli. E’ stato verso fine giugno quando io e un mio amico abbiamo deciso di fare una pazzia: tagliarci il ciuffo e rimanere pelati. La sera, quando siamo usciti e gli altri ci hanno visto, ci sono corsi subito incontro. Le ragazze continuavano a chiederci perché l’avessimo fatto, mentre i maschi erano davvero stupiti. Quella stessa sera anche le persone con le quali non avevo mai parlato prima vennero a chiedermi il perché di questa scelta improvvisa. Merca

Quando andai allo stadio di san Siro per la prima volta provai una sensazione unica che mi portò ad immaginare come ci si sente ad essere sotto i riflettori. Milan-Bologna: me lo ricordo ancora, mi sentivo uno di loro, come se tutti mi guardassero riconoscendo il mio talento, sceso in quel campo pronto a dare scena: che, pensandoci adesso, è la cosa più stupida che uno possa pensare, ma come si può dar torto a un bambino?! D’altronde sono i momenti così che ti porti avanti poi nella vita, dato che sento ancora le emozioni che provai a distanza di 10 anni, proprio come se fosse ieri. Tora

Quando sono con i miei amici non penso neanche per un secondo alla possibilità di essere inutile, perché, se
tengo a una persona, faccio di tutto per renderla felice e non farla star male; mi sono sentito davvero visibile
nei momenti trascorsi con loro a ridere e scherzare per cose veramente, ma veramente stupide. Rigatone

Nel 2018 iniziai le medie o, come le considero io, l’inferno. Ero visibile solo per inoltrare compiti alla gente e far copiare nelle prove: il problema fu che me ne accorsi troppo tardi. In sintesi: sfruttavano la mia gentilezza e poi mi buttavano via come un rifiuto. E’ ormai un anno che mi sono costruita una corazza invisibile in modo da non dare la possibilità alla gente di ferirmi, ma devo ammettere che quest’ armatura ha un punto debole: la paura di rimanere sola. Caroline Forbes

“Da piccola mio papà e mia mamma mi vestivano secondo le loro preferenze: i colori che predominavano erano il bianco, il grigio, il nero e il marrone e in modo scherzoso mi chiamavano “la nostra zingaretta”, perché non ero come gli altri bambini con i personaggi dei cartoni preferiti stampati sulle magliette. Non era una cosa che mi pesasse, anzi, mi piaceva essere me stessa. Questo, però, durò ben poco perché, quando cominciai a crescere, i commenti di sottofondo aumentarono e io diventai la ragazza da non frequentare perché ero ‘brutta’ e non seguivo la moda di tutte le altre. Le mie amiche erano quelle belle, al centro dell’attenzione! A 13 anni ho scaricato Instagram, un social che, secondo me, mi avrebbe reso più visibile agli occhi della gente, ma non portò a questo risultato perché quando iniziai a scrivermi sulla piattaforma con dei ragazzi e si arrivava alla domanda: “Scusa, come ti chiami?” e io rispondevo “Filippa”, loro ci mettevano due secondi a sparire. Macondina

Non sempre, quando mi sento invisibile, significa che mi sento male. L’invisibilità e l’esclusione in
un’interazione sociale ovviamente provoca dolore, ma talvolta stare da sola, protetta, e riuscire a guardare
me stessa in terza persona mi porta pace e tranquillità dato che, sentendomi trasparente, mi sembra che la
gente non possa dare giudizi. E’ il motivo principale per cui certe volte preferisco stare zitta e star seduta
invece di fare qualsiasi movimento. Viola

“Durante il periodo delle medie essere invisibile era parte integrante di me, anche se non per mia volontà. Venni escluso da tutti e relegato in un angolino solitario della classe. Mi sentivo come un sassolino sul marciapiede: è ovvia a tutti la sua esistenza, ma nessuno se ne occupa. Solo nei rari casi in cui lo si pesta, gli si dà attenzione, ma non per vero interesse, solo per levarselo dai piedi e poter proseguire. Quindi, pian piano, interiorizzai questa condizione di invisibilità, credendo che non fosse una cosa così tanto pericolosa. Me ne resi conto quando arrivai alle superiori: lì c’erano persone meravigliose e molto amichevoli, ma non riuscivo ad entrarci in contatto o almeno nel modo che avrei voluto io. Mi sono reso improvvisamente conto che, giorno dopo giorno, mi stavo costruendo di nuovo un’inespugnabile fortezza di solitudine. Compresi che dovevo fare qualcosa per cambiare. Non aspettatevi, però, un cambiamento rapido come un ariete da battaglia che sfonda le mura della mia fortezza con incredibile forza. L’immagine più corretta è quella dello scalpellino che lentamente apre delle impercettibili crepe in un gigantesco muro di cemento armato. Pian piano, però, scalpellata dopo scalpellata, il muro si è indebolito fino a cedere. Ciò mi ha permesso di relazionarmi con i miei compagni, poco, ma per me è stato già un enorme successo. L’invisibilità, però, è come una cicatrice, il tempo la può sbiadire, rimpicciolire, rendere insignificante, ma sempre un po’ si vedrà. Dio solo sa tutto ciò che ho fatto, i pugni, le martellate, le picconate, qualsiasi cosa: il muro è lì di nuovo. Questa è quindi la mia vita; sono come un saltimbanco che si regge sul filo di una corda: da una parte l’invisibilità e dall’altra la visibilità, con tutta la fatica ma anche la gioia che comporta. Dario Veloz

La scuola è uno dei luoghi dove mi sono sentita più a disagio, ignorata e invisibile. I compagni di classe non possono essere scelti, a differenza degli amici, e spesso non si va d’accordo, magari perché si hanno interessi o caratteri differenti oppure perché si è persone molto riservate, come sono io, che fan fatica a socializzare e a fare amicizia subito. Mi sento visibile quando sono con i miei amici e i miei familiari più stretti, ma anche
quando qualcuno nota qualche particolarità e dettaglio in me che nessuno aveva mai notato prima. Da ciò capisco che quella persona non si è fermata all’apparenza e con questi piccoli gesti mi sento apprezzata.
Anais

“Con la mia famiglia mi sono sempre sentita invisibile. Non mi considerano mai: provo ad entrare nei discorsi, ma mi interrompono o mi ‘parlano sopra’, quindi mi metto a guardare il telefono e allora mi sgridano perché sono asociale, sanno sempre criticare qualsiasi cosa faccia perché non mi conoscono e non ci provano nemmeno a parlare con me. Mercoledì scorso stavano discutendo di un problema del negozio di mia mamma e delle mie zie; io avevo un’idea, ma non l’ho neanche potuta esprimere perché sono stata ignorata completamente. Mi sento visibile, invece, quando sto con i miei amici e con il mio ragazzo, che è una persona fantastica. Quando sono con lui sto bene perché vengo ascoltata e apprezzata, mi fa sempre i complimenti e si fida di me e gli importano le mie opinioni, segue i consigli che gli do e così facendo mi dimostra quanto ci tiene a me. Mi difende sempre, anche se magari ho torto, e poi, però, mi fa capire i miei errori. Insomma, mi sta aiutando a crescere anche se a volte capita che sia lui il bambino. Verde

Ho sempre fatto fatica ad ambientarmi, a socializzare con gli altri perché sono molto timida; poi quando
prendo confidenza divento ‘pesante’ e considerata antipatica. Sono poche le persone che considero
veramente amiche, due tre, non di più. L’anno scorso uscivo con la mia miglior amica e un gruppo di gente
che faceva come se non esistessi, anche su WA, dove c’erano tutti quelli della compagnia tranne me. Punto

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